Re di Sicilia. Figlio di Federico II d'Aragona, fu associato dal padre al trono
nel 1321, in contrasto con la pace di Caltabellotta, che prevedeva invece la
successione degli Angiò nel Regno alla morte di Federico. Per questa
ragione, quando nel 1337
P. salì effettivamente al trono, la
guerra riprese, condotta da Roberto d'Angiò, re di Napoli, con l'appoggio
di papa Benedetto XII:
P. perse nel 1338 Termini Imerese e le isole
Lipari e subì una pesante sconfitta navale presso Messina. Anche sul
fronte interno
P. dimostrò la sua debolezza, limitato dalla
rivalità tra le due fazioni nobiliari dei "catalani", guidati dalla
famiglia Ventimiglia, e dei "latini", guidati dai Chiaramonte e dai Palizzi. In
un primo tempo questi ultimi guadagnarono maggior potere, essendo primo ministro
Matteo Palizzi, ma la sua eccessiva spregiudicatezza, per la quale addirittura
aveva cercato di fomentare una guerra civile tra
P. ed il fratello, ne
segnò la decadenza. Fu proprio Giovanni, duca di Atene e fratello del re,
ad essere nominato nuovo vicario di Sicilia e, alla morte di
P., tutore
dell'erede Ludovico di soli 5 anni (Calascibetta, Enna 1305-1342).